Il Sig. Ebitda, ovvero l’indicatore del…buon umore
Si preannuncia una giornata di sole, il sig. Giovanni imprenditore di lunga data, si sta avviando di buona ora nella sua azienda artigiana per incontrarsi con Marco, il suo ragioniere: vuole capire se ci sia un indicatore speciale, fra i mille numeri del bilancio che il ragioniere gli mostra, che lo metta di… buon umore.
Certo, risponde Marco, le faccio vedere un indicatore speciale che si chiama Ebitda.
Giovanni, strabuzza gli occhi, e rivolgendosi con tono affabile ma deciso al ragioniere: “Marco, fammi capire con parole più semplici”.
Certamente, risponde Marco, arrossendo per il richiamo affettuoso ricevuto: l’Ebitda esprime la “potenziale” capacità della impresa di generare liquidità. Il significato di questo acronimo (Earnings Before Interest, Taxes, Depreciation and Amortization) è la espressione della potenzialità dell’utile della sua azienda di trasformarsi in “cassa” al lordo di:
- Oneri finanziari
- Imposte
- Degli ammortamenti e accantonamenti in genere (per esempio le svalutazioni dei crediti).
- i ricavi che hanno natura finanziaria (fatture che emettiamo) si tradurranno in cassa una volta che i ricavi diventeranno crediti da incassare,
- i costi che hanno natura finanziaria (fatture e documenti contabili che riceviamo) quali a titolo esemplificativo: spese per servizi, canoni locazione, costo del lavoro… diventeranno debiti da pagare.
Vede dottore, prosegue Marco, il magazzino è più lento del ricavo a diventare liquidità: prima deve trasformarsi in ricavi, quindi diventa un credito e solo successivamente si tramuta in cassa.
Il sole ha varcato l’orizzonte, Marco ritorna al suo posto di lavoro e Giovanni gusta un caffè con… buon umore.
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